Sono cresciuta in mezzo ad una turbolenza spirituale. Mio padre, per servire gli spiriti, ci obbligava a convivere quotidianamente con tali pratiche macabre. All’età di 5 anni, soffrivo già vedendo volti e sentendo voci. Anche se questo era un qualcosa naturale, giacché gli spiriti facevano parte della famiglia, questo mi scombussolava molto. Avevo continui svenimenti, dolori diffusi nel corpo ai quali i medici restavano stupiti non riscontrando nulla nelle loro diagnosi. Lo scombussolamento in me aumentava conformemente alla mia crescita.
Ricordo che le notti erano terribili a causa degli incubi. Sognavo dei morti che volevano divorarmi e, come se non bastasse, durante il giorno mi seguivano, chiamando il mio nome rendendo la mia vita, un inferno.
In quel periodo, la mia famiglia stava peggiorando sempre di più. Mio padre dal tanto bere diventò un’alcolista, tanto da rientrare in casa ubriaco e aggredendo tutti noi. Vescovo, era spaventoso, era già scontato che ci avrebbe aggredito. Questo avveniva di continuo e abbastanza doloroso. Piangevo molto perché volevo essere come le altre bambine, che avevano un’infanzia normale, cosa che io non conoscevo.
In una determinata occasione, lui mi portò a una consulenza, e uno dei medium della casa di stregoneria disse che dovevo sviluppare la mia dote mediale. Anche se ancora una bambina, dovetti dedicare tutto il mio tempo agli spiriti, ricevendo responsabilità e un’entità che avrei dovuto servire tutta la vita. È chiaro che con tutto questo non migliorò nulla. Lei crede che dovessi perfino vestirmi come loro?
Già adolescente, iniziai ad odiare mio padre. Avevo il gusto del sangue in bocca e il desiderio di morte, una volta che divenni molto complessata a causa di quella situazione. Chiede tutti i giorni di avere pace alla mia entità, e in cambio ricevevo l’inferno nella mia vita. Allo stesso tempo che pianificavo la mia morte, desideravo ardentemente la stessa fine per mio padre. Quest’odio crebbe tanto in me che non riuscivo più a dormire. Questo non usciva dalla mia testa.
Così decidemmo di andare all’Universale, dovuto all’insistenza di una collaboratrice che non si era mai arresa e, che per un periodo lottò per la mia liberazione. Fu molto difficile. Pur sembrando che non volevo niente, io volevo si, ma quell’entità non voleva perdermi. Pian piano, inizia a cambiare, i dolori continui svanirono e anche, gli svenimenti e i turbamenti, ma mi dava ancora fastidio il conflitto dentro di me.
Sapevo che dovevo decidere, ed è ciò che feci. Fu l’esperienza più meravigliosa che abbia avuto nella mia vita. Ciò che io chiesi tutta la vita alla “mia entità”, Dio mi diede in un unico atto di decisione: la Pace!
Ah, che giorno! Un giorno che ha cambiato radicalmente la mia storia, e oggi, come collaboratrice, riesco a trasmettere questo a tante persone.
Aline Lima - Alto Vera Cruz/MG
Blog: Vescovo Macedo
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