09/08/12

LA DIFFERENZA TRA LA FEDE E LA CREDENZA



“Ora il tentatore, accostandosi, gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».
Ma egli, rispondendo, disse: «Sta scritto:…
Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull’orlo del tempio e gli disse:
«Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto:
“Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra”».
Gesù gli disse: «Sta anche scritto:…
Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse:
«Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori».
 Allora Gesù gli disse:
«Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo…” Matteo 4.3-11
Infelicemente, molte sono le persone che conoscono e hanno usato la Parola di Dio, ma non riescono a vincere il male che imperversa e distrugge la loro vita. Ma perché questo succede, se il Signor Gesù ha vinto tramite la sua?
Qual è la differenza?
Quando Gesù fu portato dallo Spirito Santo al deserto, Lui doveva provare una cosa, e questa prova è stata nella pratica, perché la Fede deve essere così. Essa non può essere mentale, intellettuale o sociale, come una credenza del soggetto che frequenta una chiesa, ma vive nei vizi, nella prostituzione, nell’adulterio, come se fosse assolutamente normale. La nostra Fede è pratica e funziona solo quando la persona vive in accordo con ciò che è scritto. Non serve usare la Parola di Dio se non si sta vivendo in accordo con essa. Per questo abbiamo visto tante persone che hanno una vita sconfitta e distrutta.
Questa è la differenza tra la fede e la credenza.

(Vescovo Wagner Simoes)


“Non serve obbedire senza sfida, ne sfidare senza obbedire.”


“Non serve obbedire senza sfida, ne sfidare senza obbedire.”

Il primo senza il secondo, è sottomettersi in modo ceco e il secondo senza il primo è pura ribellione.
Per questo motivo, l’obbedienza non può esistere senza che si faccia accompagnare dalla sfida e nemmeno la sfida senza che si faccia accompagnare dall’atto di obbedire.
Se obbediamo soltanto, il più giusto è che continuiamo con la vita nello stesso modo in cui sta, poiché è la sfida che costituisce il primo passo per il cambiamento, ma, se sfidiamo solo, senza il minimo desiderio di obbedire, non dimostriamo l’umiltà necessaria, al contrario, ostentiamo una mancanza di riconoscimento, enorme, di chi è il nostro Dio.
L’atto di obbedire ci mostra che non siamo noi che operiamo il miracolo e l’atto di sfidare mostra a Dio che il nostro spirito è di fede e in nessun modo è addormentato.

Messaggio estratto dal Libro- “Dritto all’Obiettivo”, di Júlio César L. Freitas.

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