Il primo senza il secondo, è sottomettersi in modo ceco e il secondo senza il primo è pura ribellione.
Per questo motivo, l’obbedienza non può esistere senza che si faccia accompagnare dalla sfida e nemmeno la sfida senza che si faccia accompagnare dall’atto di obbedire.
Se obbediamo soltanto, il più giusto è che continuiamo con la vita nello stesso modo in cui sta, poiché è la sfida che costituisce il primo passo per il cambiamento, ma, se sfidiamo solo, senza il minimo desiderio di obbedire, non dimostriamo l’umiltà necessaria, al contrario, ostentiamo una mancanza di riconoscimento, enorme, di chi è il nostro Dio.
L’atto di obbedire ci mostra che non siamo noi che operiamo il miracolo e l’atto di sfidare mostra a Dio che il nostro spirito è di fede e in nessun modo è addormentato.
Messaggio estratto dal Libro- “Dritto all’Obiettivo”, di Júlio César L. Freitas.