19/09/12

Racconto: I due cane


Racconto: I due cane 

«In un grande giardino vivevano due cani. Uno si chiamava “inesperto” e l’altro “inganno”. Il cane “inesperto” aveva l’abitudine di fare delle buche da cui passava il cane “inganno” per maltrattare il cane “inesperto”.
A causa di quelle buche la siepe che li divideva non serviva più a nulla e ogni giorno il cane “inesperto” riportava delle ferite.
Un giorno un amico di “inesperto”, di nome “conoscenza”, gli suggerì di non fare più delle buche perché in questo modo il cane “inganno” non gli avrebbe fatto più alcun male.
E così fu.
Tutto felice il cane “inesperto” scodinzolava e correva qua e là; ad un certo punto, però, sentì abbaiare forte e minaccioso il cane “inganno” ed ebbe subito l’impressione che il suo oppositore fosse di nuovo entrato nel suo recinto e, allo stesso tempo, avvertì che le ferite gli facevano nuovamente male.
Ebbe la sensazione di essere ancora prigioniero.
Da allora al cane “inganno” bastava abbaiare in modo forte e deciso perché il cane “inesperto” ritornasse a sentire il bruciore delle sue ferite e ad avvertire tutta la sua incapacità di reagire.
Le giornate erano diventate un tormento, le belle giornate le aveva trascorse nella sua cuccia, lo scodinzolare festante era diventato solo un ricordo lontano.
Passò di là l’amico di nome “conoscenza” e, vedendo la scena, chiamò il cane “inesperto” e gli disse: «ti ho insegnato come essere libero dalla schiavitù del cane “inganno”, adesso non ti “auto-ingannare”, sei stato liberato! ».
Prese con sé il cane “inesperto” e passeggiarono assieme lungo tutto il giardino, in questo modo gli mostrò che il dolore era solo il frutto di un “inganno”.

Erano i suoi stessi pensieri che lo rendevano infelice».
Questa metafora vuole semplificare una grande verità.
Cristo sulla croce ci ha redenti e liberati dal peccato e dall’inganno; ci ha donato ogni benedizione nei luoghi celesti e ci ha resi più che vincitori; ha messo una siepe intorno ai suoi figli per proteggerli, ora spetta a noi non scavare buche  ( cuore) che permettono alle tenebre  di farci del male..
Dopo essere stati liberati bisogna guarire dalle ferite che abbiamo riportato per molto tempo, le ferite non sono più la nostra schiavitù ma sono i modi di pensare che abbiamo accumulato nei momenti di solitudine e dolore quando non c’era nessuno che poteva aiutarci; a volte esse si trasformano in fortezze o in pensieri che guardano al passato, basta qualcosa che “abbai” per essere spinti a pensare di essere ancora schiavi, o a pensare che nulla è successo nella nostra vita, o, peggio ancora, ci rende pronti ad additare qualcuno per le nostre ferite.
Se solo contemplassimo le ricchezze profonde che abbiamo e la nostra posizione in Cristo saremmo veramente il popolo del gaudio, del giubilo e di una gioia senza precedenti.
A proposito, il cane “inesperto” divenne nel tempo un cane “coraggioso e saggio”.
(Dal web)


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