25/12/09

la felicità ...



la felicità è un modo di essere: non c’è nessun motivo per essere felici,
 nel senso che non c’è nessun motivo per non esserlo.
Per cui bè, puoi iniziare subito ad essere felice, dai, non c’è bisogno di un perché!



Il falco pigro.

Un grande re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a consegnarli
al Maestro di Falconeria perché li addestrasse.
Dopo qualche mese, il maestro comunicò al re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato.
"E l'altro?" chiese il re.
"-Mi dispiace, sire, ma l'altro falco si comporta stranamente;
forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado di curare.
Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell'albero su cui è stato posato il primo giorno.
Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli cibo".
Il re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno riuscì a far volare il falco.
Incaricò del compito i membri della corte, i generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno potè schiodare il falco dal suo ramo.
Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco immobile sull'albero, giorno e notte.
Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema.
Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino.
"-Portatemi l'autore di questo miracolo" ordinò.
Poco dopo gli presentarono un giovane contadino.
"-Tu hai fatto volare il falco?
-Come hai fatto?
-Sei un mago, per caso?"
gli chiese il re.
Intimidito e felice, il giovane spiegò:
"-Non è stato difficile, maestà.
Io ho semplicemente tagliato il ramo.
Il falco si è reso conto di avere le ali ed ha incominciato a volare".
Talvolta, Dio permette a qualcuno di tagliare il ramo a cui siamo tenacemente attaccati,
affinché ci rendiamo conto di avere le ali.

16/12/09

il dolce aroma del caffè




"- Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili.


Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta.

Era stanca di lottare.

Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro.



Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro.

Lì, riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco.

Quando l'acqua nelle tre pentole iniziò a bollire, in una collocò alcune carote, in un'altra collocò delle uova e nell'ultima collocò dei grani di caffè. Lasciò bollire l'acqua senza dire parola.



La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre....

Dopo venti minuti il padre spense il fuoco.

Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto.

Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto.

Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella.

Guardando sua figlia le disse: "Cara figlia mia, carote, uova o caffè?"



La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l'uovo sodo.
Dopo le chiese che provasse a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma.

 Umilmente la figlia domandò:
"-Cosa significa questo, padre?"

Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, "l'acqua bollente", ma avevano reagito in maniera differente.



La carota arrivò all'acqua forte, dura, superba; ma dopo essere passata per l'acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. L'uovo era arrivato all'acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l'acqua.



"Quale sei tu figlia?" le disse. "Quando l'avversità suona alla tua porta, come rispondi?"

"Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza?"

"Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido?

Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra con uno spirito ed un cuore indurito?"



"-O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l'acqua, l'elemento che gli causa dolore. Quando l'acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore."



"-Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all'avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda".



Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività il "dolce aroma del caffè".

15/12/09

le tre domande




C’era un re che era solito porre tre domande a tutti coloro che andavano da lui.
 La prima domanda era:- "Chi è la persona migliore?
" La seconda era: -"Qual è il tempo migliore?";
e la terza: - "Qual è l'azione migliore?"


Il re era molto ansioso di conoscere le risposte a queste domande.

Un giorno, recatosi nella foresta, spostandosi fra colline e pianure,  vide un ashram e desiderò fermarsi colà per riposarsi.
 Giunto che fu al romitaggio, vide un sadhu che stava innaffiando le piante.
 L'anacoreta, notata la stanchezza del re,  interruppe il lavoro che stava facendo per corrergli incontro ed offrirgli frutta e acqua fresca.

In quello stesso istante un altro asceta trasportò all'âshram un uomo lacerato da numerose ferite su tutto il corpo ed il primo eremita gli andò incontro, disinfettò tutte le ferite del poveretto e vi applicò sopra delle erbe curative. Intanto lo confortava con parole di consolazione.

Il re voleva ringraziare ed andarsene e l'anacoreta gli diede la sua benedi zione; ma al re erano rimaste insolute le sue tre domande ed era curioso di sapere se il sàdhu l'avrebbe potuto illuminare su quelle questioni. L'eremita affermò che le risposte alle tre domande erano racchiuse nelle azioni a cui il re aveva appena assistito nell'âshram. Infatti
 – gli ricordò il sadhu – quando il re arrivò al monastero, egli stava innaffiando le piante, e quello era il suo dovere.
A quel punto, vedendo il re, il monaco aveva tralasciato il suo dovere ed era accorso dal re per ristorarlo con frutta ed acqua; ciò era pienamente rispondente alla corretta tradizione sull'ospitalità.
Mentre stava placando la sete e le fatiche del sovrano, era arrivato all'ashram un altro individuo, coperto di ferite; perciò il monaco aveva la-sciato il compito di servire il re e si era apprestato a servire l'altra persona nel bisogno.

Chiunque venga da te per cercar aiuto, in quel momento è il miglior individuo.
Qualunque benessere tu possa procurargli ponendoti al suo servizio, quella è la migliore azione da compiere. E il momento presente, quando puoi fare qualcosa, è il più sacro di tutti i momenti.

Il pubblicitario ed il cieco

Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto:
"-Sono cieco, aiutatemi per favore"
Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un'altra frase.
Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote.
Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato.
Il pubblicitario rispose:
"-Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo".
Sorrise e se ne andò.
Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto:
"-Oggi è primavera e io non posso vederla".
MORALE:
Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.

07/12/09

Gli ostacoli




"-Non sono gli ostacoli che determinano i risultati,

Ma, la capacità di reagire in modo positivo di fronte agli ostacoli. ..."

05/12/09

Una bella storia da leggere.

Due uomini, entrambi gravemente ammalati, occupavano la stessa stanza di ospedale.
A uno dei due era permesso di drizzarsi a sedere per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi nei polmoni.
Il suo letto era proprio accanto l’unica finestra della stanza.
L’altro uomo invece doveva starsene sdraiato tutto il tempo sulla schiena.
I due uomini chiacchieravano all’infinito,
parlavano delle loro mogli e le loro famiglie, la loro casa, il lavoro, l’impegno del servizio militare, o dove avevano passato le vacanze.
Ogni pomeriggio, l’uomo vicino alla finestra, quando poteva stare seduto, passava il tempo
a descrivere al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori,
tanto che l’altro cominciò a vivere solo per quei periodi di una ora quando il suo mondo
si sarebbe allargato e ravvivato da tutta l’attività e il colore dell’universo là fuori. La finestra dava su un parco con un laghetto delizioso.
Anatre e cigni giocavano sull’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barchette.
Giovani coppie di innamorati camminavano abbracciati in mezzo a fiori di tutti i colori,
mentre si poteva vedere in lontananza una bellissima vista della città. Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva questi squisiti dettagli,
l’altro chiudeva gli occhi immaginando la pittoresca scena.
Un caldo pomeriggio, l’uomo alla finestra descrisse il passaggio di una banda.
Sebbene egli non potesse sentirla, poteva vederla con l’occhio della sua mente mentre il compagno di stanza vicino alla finestra gliela rappresentava con parole ricche di particolari. Giorni e settimane passarono.
Un mattino, entro’ l’infermiera di turno con dell’acqua perché si lavassero, ma trovò l’uomo vicino alla finestra privo di vita, sembrava fosse morto nel sonno, pieno di pace.
L’infermiera si rattristò molto e chiamò i portantini per portar via il corpo.
Appena gli sembrò opportuno, l’altro uomo chiese se poteva essere spostato vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di accontentarlo e, assicuratasi che tutto fosse a posto, lo lasciò solo.
Lentamente, l’uomo si tirò su a fatica su un gomito e si sforzò pian piano per girarsi verso la finestra per guardare fuori.
Davanti alla finestra non c’era che un muro bianco.
L’uomo chiamò l’infermiera e le domandò cosa avesse potuto spingere il compagno scomparso a descrivere quelle cose meravigliose fuori della finestra.
L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non avrebbe potuto vedere neanche il muro.
Forse, disse, voleva solo incoraggiarla….
**Conclusione** "-C’è tanta felicità nel rendere gli altri felici, nonostante la nostra propria situazione.
Dividere i dispiaceri li mitiga, ma dividere la gioia, la raddoppia…
Se vuoi sentirti ricco, elenca tutte le cose che hai che il denaro non puo’ comprare.
“-L’oggi è un presente, ecco perché si chiama presente"

03/12/09

Quando finisce la notte.

Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere
il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
"-Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?".
"-No"
disse il rabbino.
"-Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?".
"No!"
ripeté il rabbino.
"-Ma quand'è, allora?"
domandarono gli allievi.
Il rabbino rispose:
"E' quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella.
Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore".
"Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli"
(Martin Luther King).

02/12/09

La malattia più grave.

Un giorno, a un luminare della medicina venne chiesto quale fosse la più grave malattia del secolo.
I presenti si aspettavano che dicesse il cancro o l'infarto.
Grande fu lo stupore generale quando lo scienziato rispose:
"-L'indifferenza!"
Tutti allora si guardarono negli occhi e ognuno si accorse di essere gravemente ammalato.
Infine gli domandarono quale ne fosse la cura.
E lo scienziato disse:
-"Accorgersene! "

01/12/09

Che parole? (Blandine)


Un uomo, preoccupato perché il suo matrimonio era in crisi, si recò a chiedere consiglio da un famoso maestro.
Questi lo ascoltò e poi gli disse:
"-Devi imparare ad ascoltare tua moglie".
L'uomo prese a cuòre questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva ascoltato ogni parola che la moglie dicesse.
Il maestro gli disse sorridendo:
-"Ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice".
Che parole bisogna dire per dare gioia?
Che parole bisogna dire per dare felicità?
Bisogna dire amicizia?
Bisogna dire concordia?
Bisogna dire anche libertà?
O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire per dare Amore?
Che parole bisogna dire per dare tenerezza?
Bisogna dire ti amo?
Bisogna dire sempre?
Bisogna dire anche bambini?
O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire?
Che parole?
E se non dico niente, se taccio?
Se ti guardo semplicemente
E se ti sorrido
Allora la mia mano prenderà da sola la tua
E tu sentirai queste parole
Nel mio silenzio...

30/11/09

Ditelo prima!


Lui era un omone robusto, dalla voce tonante e i modi bruschi.
Lei era una donna dolce e delicata, siano sposati.
Lui non le faceva mancare nulla, lei accudiva la casa ed educava i figli.
I figli crebbero, si sposarono, se ne andarono.
Una storia come tante.
Ma, quando tutti i figli furono sistemati, la donna perse il sorriso, divenne sempre più esile,
non riusciva più a mangiare e in breve non si alzò più dal letto.
Preoccupato, il marito la fece ricoverare in ospedale.
Vennero al suo capezzale medici e specialisti famosi.
Nessuno riusciva a scoprire il genere di malattia.
Scuotevano la testa e dicevano:
"-Mah!".
L'ultimo specialista prese da parte l'omone e gli disse:
"-Direi semplicemente che sua moglie non ha più voglia di vivere!".
Senza dire una parola, l'omone si sedette accanto al letto della moglie e le prese la mano.
Una manina sottile che scomparve nella manona dell'uomo.
Poi, con la sua voce tonante, disse deciso:
"-Tu non morirai!".
"-Perché?",
chiese lei, in un soffio lieve.
"-Perché io ho bisogno di te!".
"-E perché non me l'hai detto prima?"
Da quel momento la donna cominciò a migliorare.
E oggi sta benissimo.
Mentre medici e specialisti continuano a chiedersi che razza di malattia
avesse e quale straordinaria medicina l'avesse fatta guarire così in fretta.
Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l'ami.
Fallo subito.
Non pensare:
"-Ma, mia madre, mio figlio, mia moglie lo sa già".
Forse lo sa.
Ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere?
Non guardare l'ora, prendi il telefono:
"-Sono io, voglio dirti che ti voglio bene".
Stringi la mano della persona che ami e dillo:
"-Ho bisogno di te!
Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene".
L'amore è la vita.
Vi è una terra dei morti e una terra dei vivi.
Chi li distingue è l'amore.

29/11/09

La farfalla

Un uomo trovò il bozzolo di una farfalla.
Un giorno apparì una piccola apertura. Si sedette e guardò per diverse ore la farfalla mentre lottava per far passare il suo corpo attraverso quel piccolo buco.
Poi sembrò che non facesse più alcun progresso.
Appariva come se fosse uscita per il massimo che poteva e non potesse avanzare ulteriormente.
Così l'uomo decise di aiutare la farfalla,
prese un paio di forbici e divise in due la parte del bozzolo ancora chiusa.
La farfalla ne emerse facilmente, ma aveva un corpogonfio e piccole ali avvizzite.
L'uomo continuò a guardare la farfalla, perché si aspettava che, da un momento all'altro, le ali si sarebbero ingrandite ed espanse in modo tale da essere in grado di sorreggere il corpo,
chesi sarebbe, nel frattempo, sgonfiato. Non successe niente!
Di fatto la farfalla impiegò il resto della sua vita trascinandosi intorno, con un corpo gonfio e ali avvizzite. Non fu mai capace di volare.
Quello che l'uomo, nella sua precipitosa gentilezza nonaveva capito, fu che la ristrettezza del bozzolo e la lotta richiesta alla farfalla per uscire da quella piccola
apertura erano indispensabili affinché potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali.
La natura le aveva assegnato questa forma per potersi sviluppare ed essere in grado di volare, una volta cheavesse guadagnato la libertà, fuori dal bozzolo.
Molte volte gli sforzi che dobbiamo fare, rappresentano esattamente ciò che è necessario affrontare per affermarci nella nostra esistenza,
Se non incontriamo ostacoli, non avremmo la possibilità di diventare
forti come invece siamo.
E non potremmo mai volare!

27/11/09

Una parabola: l'aquila (di Antony de Mello )


Un giorno un contadino fece una curiosa scoperta:
-nel suo campo era caduto un aquilotto da chissà quale nido e si era perso.
Impietositosi l'uomo decise di prendersene cura e lo portò con sè,
consegnandolo alle cure delle galline del suo pollaio che lo crebbero con gli altri pulcini.
I giorni passavano e l'aquila,ignara di essere un'aquila,
cresceva convinta di essere una vera gallina, forse un pò più grande,
più robusta,ma era e si sentiva parte di quel pollaio in cui era vissuta.
Amava lo stesso granone e lo scorazzare nell'aia insieme alle altre. ma un giorno passò da quelle
parti uno scienziato che si stupì nel vedere qell'insolita scena:un'aquila in un pollaio.
Chiese al contadino di liberarla e di renderle giustizia richiamandola alla sua dignità.
Ma l'uomo rispose che ci provasse lui se era bravo,dal momento che ci aveva provato più volte,ma aveva sempre fallito.
Lo scienziato allora decise di mettere a servizio della libertà dell'aquila tutte le sue conoscenze.
La prese e la portò sul tetto del pollaio,e le gridò:
"-Vola,tu sei un'aquila".
Ma l'aquila era attratta dalla gara che facevano gli altri pennuti sull'aia alla conquista
del granone e così decise che era meglio scendere subito a prendere la sua parte.
Per la seconda volta lo scienziato la portò su un ramo altissimo e le gridò:
"-Vola,tu sei un'aquila!".
Ma le amiche galline la chiamavano e l'aquila non seppe resistere a quel richiamo,
così ancora una volta decise che la cosa migliore era ritornare nel pollaio.
Infine lo scienziato decise di tentare l'ultima possibilità:la prese e la portò sul più alto monte, la lasciò sola di fronte al sole e le gridò:
"-Vola,tu devi volare, la tua dignità è volare.
Tu non sei una gallina, tu sei un'aquila!".
E sola, come quando l'uomo è solo con il suo dolore o di fronte al dolore, l'aquila decise di volare.
le sembrò la cosa più bella da fare e si rammaricò di non faerlo fatto prima.
le sembrarono così distanti e così improprie, per lei aquila,
le ore trascorse con le galline.
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l'ostrica e la perla


Disse un'ostrica a una vicina:
"-Ho veramente un gran dolore dentro di me.
È qualcosa di pesante e di tondo, e sono stremata."
Rispose l'altra con borioso compiacimento:
"-Sia lode ai cieli e al mare, io non ho dolori in me.
Sto bene e sono sana sia dentro che fuori."
Passava in quel momento un granchio e udì le due ostriche,
e disse a quella che stava bene ed era sana sia dentro che fuori:
"-Sì, tu stai bene e sei sana, ma il dolore che la tua vicina porta dentro
di sé è una perla di straordinaria bellezza."

25/11/09

I due lupi. ( Storia Apache)


Una sera un uomo anziano confidò al suo giovane nipote
la storia di una battaglia che si combatteva all'interno del suo cuore:
"- Egli disse loro: “Dentro di me infuria una lotta, è una lotta terribile fra due lupi.
-Un lupo rappresenta la paura, la rabbia, l’invidia, il dolore, il rimorso, l’avidità, l’arroganza,
l’autocommiserazione, il senso di colpa, il rancore, il senso d’inferiorità,
il mentire, la vanagloria, la rivalità, il senso di superiorità e l’egoismo.
-L’altro lupo rappresenta la gioia, la pace, l’amore, la speranza, il condividere, la serenità,
l’umiltà, la gentilezza, l’amicizia, la compassione, la generosità, la sincerità e la fiducia."
La stessa lotta si sta svolgendo dentro di voi e anche dentro ogni altra persona.”
Poi uno di essi chiese:“-Quale dei due vincerà?”
L’anziano rispose semplicemente:: “-Quello che nutri. "

24/11/09

Il muro

In un deserto aspro e roccioso vivevano due eremiti.
Avevano trovato due grotte che si spalancavano vicine,una di fronte all'altra.
Dopo anni di preghiere e feroci mortificazioni,
uno dei due eremiti era convinto di essere arrivato alla perfezione.
L'altro era un uomo altrettanto pio, ma anche buono e indulgente.
Si fermava a conversare con i rari pellegrini,
confortava e ospitava coloro che si erano persi e coloroche fuggivano.
"Tutto tempo sottratto alla meditazione e alla preghiera" pensava il primo eremita.
Che disapprovava le frequenti, anche se minuscole , mancanze dell'altro.
Per fargli capire in modo visibile quanto fosse ancora lontano dalla santità,
decise di posare una pietra all'imboccatura
della propria grotta ogni volta che l'altrocommetteva una colpa.
Dopo qualche mese davanti alla grotta c'era un muro dipietre grigio e soffocante.
E lui era murato dentro.
Talvolta intorno al cuore costruiamo dei muri con le piccole pietre quotidiane dei risentimenti,
le ripicche, i silenzi, le questioni irrisolte, le imbronciature.
Il nostro compito più importante è impedire che si formino muri intorno al nostro cuore.
E sopratutto cercare di non diventare
"-una pietra inpiù nei muri degli altri. "
(Bruno Ferrero)

La scatola

La storia ha inizio tempo fa, quando un uomo punisce sua figlia di 5 anni
per la perdita di un oggetto di valore edil denaro in quel periodo era poco.

Era il periodo di Natale, la mattina successiva la bambina

portò un regalo e disse: "Papà è per te".

Il padre era visibilmente imbarazzato, ma la sua arrabbiatura aumentò quando,

aprendo la scatola, videche dentro non c'era nulla.

Disse in modo brusco: "Non lo sai che quando si fa un regalo,

si presuppone che nella scatola ci sia qualcosa?".

La bimba lo guardò dal basso verso l'alto e con le lacrime agli occhi disse:

"Papà,... non è vuoto.

Ho messo dentro tanti baci fino a riempirlo".

Il padre si sentì annientato. Si in ginocchiò e mi se le braccia al collo

della sua bimba e le chiese perdono.

Passò del tempo e una disgrazia portò via la bambina.

Per tutto il resto della sua vita, il padre tenne sempre lascatola vicino al suo letto

e quando si sentiva a scoraggiato o in difficoltà,

apriva la scatola e tirava fuori un bacio immaginario ricordando l'amore

che la bambina ci aveva messo dentro.

- Ognuno di noi ha una scatola piena di baci e amore

incondizionato, dei nostri figli, degli amici e soprattutto di Dio.

Non ci sono cose più importanti che si possano possedere!

13/11/09

La speranza ( dal web)

"Questa è la storia di quattro candele che, bruciando, si consumavano lentamente.
Bruciavano e si consumavano inutilmente perchè, dicevano loro, "nessuno si cura di noi,
nessuno approfitta della nostra luce e del nostro calore.
" Così si espresse la prima candela: "Io sono la Pace, gli uomini non riescono a mantenermi,
penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi".
Così fu e a poco a poco la candela si spense.
Anche la seconda candela , vedendo spenta la prima, a poco a poco si lasciò prendere dallo sconforto e disse:" Io sono la Fede, purtroppo non servo a nulla.
Gli uomini non ne vogliono sapere di me e perciò non ho motivo che resti accesa.
Una leggera brezza soffiò su di lei e si spense.
Triste e sconsolata la terza candela a sua volta disse:"Io sono l'Amore.
Non ho forza per continuare a rimanere accesa.
Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza.
Essi odiano perfino coloro che più li amano: i loro familiari".
E senza attendere oltre la candela si lasciò spengere.
Inaspettatamente un bimbo in quel momento entrònella stanza e vide le tre candele spente.
Impaurito per la semioscurità, disse: "Ma cosa fate!
Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio".
E così dicendo scoppiò a piangere.
Allora la quarta candela, impietosita, disse:" Non temere, non piangere:finchè io sarò accesa potremo sempre riaccendere le altre candele.
Io sono la Speranza!"
Con gli occhi gonfi e lucidi di lacrime,il bimbo prese la candela della speranza
e riaccese tutte le altre

l'asino


Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne.
L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente il contadino prese una decisione crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo.
Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino.
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo.
L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente.
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto.
Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra.In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.
La vita andrà a buttarti addosso molta terra, ogni tipo di terra.
Principalmente se sarai dentro un pozzo.
Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuotersi di dosso la terra che si riceve e nel salirci sopra.
Ricorda le cinque regole per essere felice:
1-Dobbiamo perdonare e non nutrire più rabbia per l'offesa ricevuta e perdonare l'offensore, (con l’aiuto di Dio è possibile perdonare e non provare risentimento)
2- Deve aver la mente libera da preoccupazioni.( Dio è l' aiuto sempre presente)
3- Semplifica la tua vita. (Vivere è un atto di fede, mica un peso)
4- Aiuta chi ha bisogno di te « Ama il prossimo tuo come te stesso » (Mt 19,16-19).
5- Dobbiamo amare e soprattutto rispettare il nostro simile
la terra che ti tirano addosso,  può costituire la soluzione e non il problema.
Abbi fede in Dio e non dubitare mai!

07/09/09

" - LEZIONE DELLA FARFALLA !!!"

"Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco. Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro. Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo. A farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento. L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare. Non successe nulla! In quanto, la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate. Non fu mai capace di volare. Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare. Era la forma con che Dio la faceva crescere e sviluppare. A volte, lo sforzo é esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita. Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo, saremmo limitati. Non potremmo essere così forti come siamo. Non potremmo mai volare. Chiesi a Dio la forza... E Dio mi ha dato le difficoltà per farmi forte. Chiesi la sapienza... E Dio mi ha dato problemi da risolvere. Chiesi la prosperità... E Dio mi ha dato cervello e muscoli per lavorare. Chiesi di poter volare... E Dio mi ha dato ostacoli da superare. Chiesi l’amore... E Dio mi ha dato persone con problemi da poter aiutare. Chiesi favori... E Dio mi ha dato opportunità. Non ho ricevuto niente di quello che chiesi... Però ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno. vivi la vita senza paura, affronta tutti gli ostacoli e dimostra che puoi superarli.
........... (dal web)

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