09/03/15

La Pasqua e i 4 calici

La Pasqua e i 4 calici

La Pasqua si avvicina e la maggior parte delle persone non ha la minima idea di cosa rappresenti questa festa. Come sempre una celebrazione spirituale assume un aspetto commerciale, con le vendite di uova di cioccolato che non hanno nulla a che vedere con il reale senso. Pasqua in ebraico, si dice Pessach, che significa passaggio, perché il popolo si ricordi di quando Dio passò sopra le case dei Figli d’Israele in Egitto, liberandoli dalla morte.

Quando i vostri figli vi chiederanno: “Che significa per voi questo rito?”, risponderete: “Questo è il sacrificio della Pasqua dell’Eterno, che passò oltre le case dei figli d’Israele in Egitto, quando colpì gli Egiziani e risparmiò le nostre case”. Esodo 12:26-27

La celebrazione della Pasqua fatta dai giudei consiste in una festa che dura tutta la notte, dove le famiglie restano mangiando, conversando, ricordando la loro storia, cantando, rallegrandosi e, ogni due o tre ore, bevono un calice di vino. Sono quattro i calici che i giudei bevono, ognuno con un significato spirituale.

Il primo si chiama calice della schiavitù, per ricordare che il popolo fu schiavo in Egitto. Il secondo si chiama calice della liberazione, commemorando la liberazione del popolo dall’Egitto. Il terzo si chiama calice della promessa. Il quarto ed ultimo si chiama calice della sofferenza.

Nella notte in cui Gesù fu arrestato, prima di andare al Monte degli Ulivi, Lui stava commemorando la Pasqua, prese i primi 3 calici e se ne andò prima che la festa terminasse. Per questo Egli dice: … Padre Mio, se è possibile, allontana da Me questo calice! Tuttavia, non come Io voglio, ma come Tu vuoi.
Matteo 26:39

Questo era il quarto calice, quello della sofferenza. Egli sapeva che avrebbe dovuto soffrire per salvarci. Per questo non fu possibile allontanare il calice. È molto grande il Suo amore per noi!

Dio vi benedica!

Vescovo Marcio Carotti

Blog: Vescovo Edir Macedo
http://blogs.universal.org/bispomacedo/it

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