17/10/14

Dal crack all'altare

Dal crack all'altare

Buon giorno, vescovo!
Mi piacerebbe condividere con lei ciò che è accaduto nella mia vita.

Fui sempre un ragazzo molto responsabile, rispettoso con la famiglia e amici e senza alcun vizio. Fino a quando andai all’università e mi trasferii a vivere in una repubblica dove tutti facevano uso di droghe. Per sei mesi mi mantenni inflessibile, sopportando gli inviti degli “amici”.

Un giorno decisi di provare la marijuana, perché ero un po’ escluso dai miei “amici” della repubblica. Da lì iniziò la disgrazia nella mia vita. Mi coinvolsi con la marijuana a tal punto di abbandonare gli studi, lasciai l’università.

Pensai che tornare a casa dai miei genitori e cominciando tutto da capo, avrei potuto liberarmi dal vizio. Solo che non comprendevo che per cambiare avrei dovuto prendere un’attitudine. Tornai e non smisi con la marijuana e, iniziai a usare anche altre droghe: droga in spray, cocaina, ecstasy, LSD, solvente, usavo qualunque cosa che mi stravolgesse.

Finché iniziai a miscelare la marijuana con il crack, il così detto “mielato” o “miele”, e iniziai a sprofondare sempre più nelle droghe, e questo era solo l’inizio, poiché non sapevo quanto vizioso sarebbe stato il crack,

Decisi di provare a fumare soltanto il crack. Preparai una lattina, ceneri di sigarette, e lì iniziai a scendere fino al fondo del pozzo. Quella sensazione differente d’euforia, di proibito, mi affascinò e, l’effetto fu così rapido che volevo usarne sempre di più, fino a riprovare quell’euforia, quel benessere.

Ma non ci riuscii più, e dopo averla usata, venne la depressione e la voglia di volere di più. Vissi così quattro anni della mia vita.

Quando mia madre iniziò a non fidarsi più, smise di darmi denaro e, l’unico modo per averne era vendere ciò che avevo, e vendei tutto: tennis, vestiti, bicicletta, stereo, cellulari, tutto ciò che trovavo lo considerava moneta di scambio. Arrivai ad avere solo una camicia, una t-short e un pantalone di jeans. Iniziai a vendere cose di mio fratello perfino la macchina fotografica di mia madre. Sprofondai completamente nei vizi.

Non avevo più nulla da cambiare, da vendere, iniziai a comprare a credito, fino a quando chiesi di farmi credito a uno spacciatore al quale già dovevo. Finii con l’essere pestato da lui e i suoi amici e minacciato di morte. Lui mi puntò un’arma alla testa e tentò di uccidermi, solo che non uscì alcun proiettile.

In quel momento mi ricordai di tutto ciò che mia madre faceva per me. Lei stava già cercando, facendo catene, e perfino arrivò a sacrificare per me, una volta mi disse “Ho già sacrificato e parlato con Dio: o tu cambi o tu muori, ma così io non voglio!”

Quel giorno tornai a casa pensando molto. Questo avvenne di venerdì, il sabato ricevetti una visita a casa da parte di un servo di Dio, un pastore che cercava mio fratello, e dato che non lo trovò, parlò con me. Mi raccontò tutta la sua storia di vizi e tutto.

Tutti quegli avvenimenti mi fecero riflettere e presi una decisione. Domenica 13 maggio del 2007, Giorno delle Mamme, io dissi che avrei dato il regalo più grande che un figlio le poteva dare. Andai in chiesa con lei, ma non sapevo che il regalo più grande in verità era per me stesso.

Grazie a Dio mi liberai, oggi faccio parte di questa grande Opera di Dio. Sono pastore dell’Universale qui in Argentina.

Lucrécio Santana


Blog: Vescovo Macedo
http://www.bispomacedo.com.br/it

.

.