08/04/15

L’ingratitudine


L’ingratitudine

L’Altissimo mostra quanto fosse orribile il fatto che il Suo popolo non riconoscesse il bene che gli era stato fatto. Gli ebrei passarono ad avere un comportamento totalmente privo di gratitudine. Non vedevano più la sua origine umile e neanche il privilegio che gli era stato concesso per essere il popolo eletto.

Nel messaggio del capitolo 16 di Ezechiele, Dio esprime una metafora di questo percorso spirituale, ponendo Si come Marito del Suo popolo, che è rappresentato dalla sposa. Egli fornisce i dettagli di come lo trovò, l’investimento che fece su di lui e come questa unione fu firmata per mezzo di un’alleanza. Però, gli ebrei si dimenticarono di questo.

Loro non avevano una stirpe nobile da rivendicare o inorgoglirsi, poiché i loro padri erano pagani (v.3). Quando il Signore scelse Abraamo, in Ur dei caldei, lui era ancora un idolatra in mezzo ad una terra corrotta. E anche la città di Gerusalemme fu fondata in origine dagli ebrei, e dai popoli pagani di Canaa. Giosuè 15:63; 2 Samuele 5:6.

L’origine della nazione d’Israele, rappresentata da Gerusalemme, è paragonata ad una bambina indesiderata, che fu disprezzata senza le minime cure che si danno ad un neonato. Il cordone ombelicale non fu tagliato; non fu lavata e purificata; non fu sfregata con il sale, conforme alle abitudini praticate quando i bambini erano dedicati a Dio; era nuda (v.4). Fu rifiutata pubblicamente e gettata nel mondo, senza compassione di nessuno (v.5). Le restava solo la morte.

La relazione impressionante dell’Altissimo continua. Egli si paragona a un uomo che cammina per il campo e sente il pianto di quella bambina abbandonata, coperta ancora del sangue della sua nascita, che decise di garantirle la vita (v.6). Questa bambina rappresentava gli ebrei, un tempo schiavizzati e disprezzati in Egitto, che vivevano nelle condizioni più miserabili possibili. Se non fosse per la cura Divina, sarebbero stati completamenti estinti. Da maltrattati, adesso sono divenuti speciali e molto ben curati. Fu dedicata a loro molta attenzione e cura perché crescessero e si fortificassero. La bambina così, diventò una bella donzella (v.7).

L’Eterno stende il Suo manto per coprirli e proteggerli. Li sigilla così, con un giuramento, il Suo matrimonio con lei (v.8). In contrasto con la disgrazia che Israele stava vivendo, adesso era un popolo al quale non mancava nulla. Gli ebrei ricevettero la gloria Divina; l’istruzione (Legge di Mosè); la terra promessa; la dignità; la protezione e la garanzia della fedeltà perpetua. La vecchia condizione di nudità e umiliazione diede luogo a vesti ricamate e pregiate e possedevano i migliori calzari ai piedi (v. 9-10). Furono ornati con la ricchezza e gioielli e nutriti con gli alimenti più pregiati perfino dell’agricoltura (v. 11-13). Diventò la nazione con la più grande reputazione e splendore in tutto il mondo (v.14).

Così quella rifiutata diventò una regina. Ma non fu leale con suo Marito, poiché ripagò con l’ingratitudine e infedeltà tutto ciò che fece per lei. Non commise l’adulterio soltanto una volta, ma assunse la posizione di una prostituta professionista che si offriva a tutti gli uomini. Israele fu capace di usare la bellezza e i doni ricevuti dall’Altissimo, per attrarre e sdraiarsi con i suoi amanti. La sua corruzione iniziò con il re Salomone, che si sposò con varie donne straniere, fece alleanze con popoli pagani e nemici e portò l’idolatria a tutta la nazione (v. 15-19).
L’apostasia spirituale fu così grande che il paese toglieva la vita ai propri figli come offerta ai loro dei, l’antica pratica pagana dell’infanticidio 2 Re 21:6; Geremia 7:31.

Il Sovrano Dio identifica la causa della caduta: il cuore debole era cieco per l’arroganza delle sue conquiste (v.30). L’orgoglio e l’ingratitudine non gli permettevano di vedere i cammini pericolosi nel quale stava camminando e perse completamente il controllo delle sue azioni.

Allo stesso modo, ci dobbiamo ricordare che, come Israele, anche noi eravamo senza alcuna prospettiva di futuro. Abbiamo vissuto alla deriva di questo mondo fino ad essere ricevuti e condotti alla posizione più privilegiata che esiste: figli dell’Altissimo. Egli ha trattato le nostre ferite e conflitti interiori. Ha investito la Sua vita nella nostra. Ma, tutti gli investimenti hanno la finalità di un ritorno, e ciò che Egli desidera è soltanto fedeltà ai Suoi Precetti.

Tutto quello che riceviamo come risultato della nostra unione con l’Onnipotente deve essere usato per servirLO. Non sono pochi coloro che hanno vissuto e sfruttato dei doni Divini come il loro tempo, salute, prosperità, reputazione, intelligenza ecc. Ma invece di usarli per Lui, li usano per se stessi.

È possibile che una persona prosperi, cresca e manifesti perfino una spiritualità esteriore senza mantenere realmente una vita di fedeltà interiore. E non vi è maggior inganno da quello provocato da se stesso. Israele sostentava il titolo di popolo eletto, ma era completamente perso.

La nazione cadde perché non rispose alle reprensioni Divine. L’Altissimo non resta mai passivo nel vedere i Suoi figli camminare sulla via della perdizione. La Sua reprensione è la prova del Suo amore come Padre. Lui non desidera comunione con noi soltanto dentro dei templi, ma camminare e vivere quotidianamente come un coniuge.

Quanto più profondo è l’abisso da dove siamo stati riscattati, maggiore deve essere l’espressione della nostra fedeltà e rispetto verso Colui che ci ha riscattato.

Perché un’alleanza sia mantenuta è necessario l’impegno di ambedue le parti nel onorarla. Violare la parola data all’Altissimo significa prendersi la responsabilità del rischio di diventare totalmente vulnerabile al male. Il prezzo dell’infedeltà d’Israele costò la presenza Divina nel suo mezzo, la sua libertà, la sua terra, il Tempio e molte vite.

Fino a quando non ci fu il ravvedimento e fu firmata una nuova alleanza.

Nubia Siqueira

Blog: Vescovo Edir Macedo
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