05/04/13

Il dolore della separazione da Dio - Parte 2 / Blog Vescovo Macedo




La separazione da Dio significa la presenza del peccato e di conseguenza, del diavolo.

Non c’è un essere umano sulla faccia della Terra che sia riuscito a vivere con Dio e con il peccato allo stesso tempo, perché è come stare nella luce e nelle tenebre nello stesso istante; bere acqua dolce e salata allo stesso tempo.

Neanche al Figlio di Dio, Gesù, che può tutte le cose, fu possibile tale condizione. Tra l’altro, questo fu il più grande dolore mai sentito in tutta la storia dell’umanità: Egli, il Figlio di Dio, strappato dal proprio Padre, per venire in questo mondo ed essere portato al Calvario in sacrificio, per amore nostro.

“Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” Giovanni 3.16

Non possiamo immaginare il dolore che ha avuto il Signore, donando Suo Figlio unigenito per venire il questo mondo sporco e passare ciò che ha passato – dato che poteva mandare l’angelo Gabriele o Michele, o un altro angelo di suo totale fiducia. Ma Lui ha strappato dalle Sue viscere il meglio di Sé per collocarlo nell'altare del Calvario.

Adesso una domanda che non vuole rimanere in silenzio: Sarà che tu, collaboratore, hai strappato il maggiore valore materiale e spirituale dalle tue viscere e l’hai posto nell'altare? Dio diede il Suo unico Figlio come offerta di sacrificio e ricevette un numero infinito di figli. E tu, cosa hai fatto per amore, obbedienza e fede per questo Dio?

E cosa dire del Signore Gesù?

Il Suo dolore più grande non furono i chiodi piantati nelle Sue mani, né nei Suoi piedi, né di portare con Sé le malattie di tutta l’umanità, ma passare qualche ora separato dal Padre, perché stava attirando su di Sé i peccati di ognuno di noi. La Sua disperazione, il terrore e l’agonia furono così grandi, essendo solo in quella croce, che sudò gocce di sangue.

“Allora gli apparve un angelo dal cielo per dargli forza. Ed egli, essendo in agonia, pregava ancor più intensamente; e il suo sudore divenne simile a grumi di sangue che cadevano a terra.” Luca 22.43-44

Collaboratori, se Dio fece questo sacrificio, dando il Suo Unigenito figlio nella croce, guadagnandoci come figli, per stare insieme per sempre, anche noi dobbiamo fare le nostre offerte di sacrificio per avere la Sua presenza (Spirito Santo) costantemente – non solo in questo mondo, ma per tutta l’eternità.

Quelli che vivono senza sacrificio sono spenti e non hanno niente da offrire alle persone. Questo alla fine si riflette nella tua vita personale. E’ per questo che vediamo tanti collaboratori, con la vita legata, che non riflettono la gloria di Dio.
Giorno 14 sarà il grande giorno per capovolgere questo quadro della tua vita. E’ il giorno del sacrificio, del rinnovamento, della “benedizione per sempre”.

“Ecco quant'è buono e quant'è piacevole che i fratelli vivano insieme! È come olio profumato che, sparso sul capo, scende sulla barba, sulla barba d'Aaronne, che scende fino all'orlo dei suoi vestiti. (…) Là infatti il SIGNORE ha ordinato che sia la benedizione, la vita in eterno” Salmo 133.1-3

Dio vi benedica
Vescovo Sergio Correa.



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